Lo stato dei Social, i VIP, la politica: siamo all’anno zero?

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Mercoledì 18 ho moderato un panel su “La comunicazione nei social media: strategie, tutele, fenomeni di massa”, del quale il buon Fabrizio Faraco ha prodotto una diretta streaming che potete rivedere su Gilda35, il blog di Giovanni Scrofani.

Chi si aspettava il solito minestrone di luoghi comuni sui social media è rimasto deluso: con i relatori comodamente seduti sui divani (Mario Adinolfi, Giovanni Scrofani, Paolo Mulè, Red Ronnie, Alessandra Airò, Massimo Melica e Roberto Re) sono stati affrontati temi molto interessanti, arrivando a profondità di dibattito rare da trovare in queste occasioni. Il tutto è partito da una mia provocazione: non parliamo di social media ma parliamo di potere della parola, che i media online hanno regalato a tutti, e di responsabilità, quella che tutti quelli che interagiscono sul Web e in particolare i cosiddetti influencers, dovrebbero avere.

Il mio carissimo amico Luca Ceccarelli, assessore ai servizi sociali e all’innovazione a Grosseto, ha assistito al dibattito e ne ha tratto queste riflessioni che trovo assolutamente aderenti a quanto è successo nelle oltre tre ore di dibattito. Le riporto fedelmente, oltre al link alla nota su FB che trovate qui

Ieri ho partecipato ad un interessante dibattito moderato dall’amico Daniele Chieffi, il tema era La comunicazione nei social media: strategie, tutele, fenomeni di massa.

Gli interventi del panel (composto da Mario Adinolfi, Giovanni Scrofani, Paolo Mulè, Red Ronnie, Alessandra Airò, Massimo Melica e Roberto Re) sono stati decisamente stimolanti, specie per alcuni punti che sono stati sollevati.

Provo a fare quindi con questa nota l’intervento che avrei voluto fare ieri (e che non ho potuto fare per ragioni di tempo).

  • Internet è un diritto? Su questo gli interventi si sono divisi. La mia personale opinione è che l’accesso ad Internet debba diventarlo. Rodotà ha opportunamente proposto un art.21bis della Costituzione che contenga esattamente questo principio. Melica ha sostenuto che il presunto diritto ad Internet sia assimilabile al diritto di possedere una bicicletta od altre commodities che ci consentano di muoversi ed espandere le nostre capacità. Credo che nel caso di Internet stiamo parlando di qualcosa di diverso, ovvero una nuova modalità di espressione del nostro pensiero, ex art.21 Cost., ed attivatore di forme di democrazia diretta, ma soprattutto l’accesso ad una nuova categoria di diritti (cd.Cittadinanza Digitale), impossibili da esercitare se non attraverso l’accesso alla Rete. Un diritto, quindi, abilitante per una serie di nuovi diritti. Per questo dovrebbe essere sancito dalla nostra Carta.
  • Esistono gli Influencer? Certo che esistono! Negare la loro esistenza significa semplicemente mettersi una benda davanti agli occhi. Anzi, la Rete ha fatto da amplificatore al fenomeno dei “guru” dai quali pendere letteralmente dalle labbra. Roberto Re, che se ne intende, ha addirittura azzardato una categoria di influencer che raccolgono le proprie competenze in Rete, bypassando il sistema educativo tradizionale: lo trovo un concetto affascinante nella sua radicalità. Non per niente assistiamo a fenomeni che dalla Rete emergono e nella Rete prosperano, al punto da tracimare sui media tradizionali, pur non avendo adeguati curricula ma assistiti da una solida esperienza di raccolta dati e saperi acquisita appunto tramite Internet. Volendo estremizzare si potrebbe parlare di “trionfo della gente comune”, se non fosse un concetto spaventoso e pericolosissimo.
  • Le star che fuggono da Twitter: non si tratta di criminalizzare lo strumento social, che anzi costituisce una incredibile opportunità, ma anzi di analizzare l’approccio di questi VIP a questo mondo, nella maggior parte dei casi goffo e pasticciato. Chissà, magari molti di loro pensano che avere un’app social sul proprio smartphone costituisca automaticamente uno strumento che consente loro di effettuare, quasi fosse un broadcast, un’azione comunicativa semplice e dal feedback necessariamente positivo (del resto, se sono un VIP, cosa potete fare se non adorarmi?). E qui ci colleghiamo con un altro punto:
  • Gli uffici stampa non servono più. Più che di uffici stampa qui dobbiamo parlare di agenzie di comunicazione. La star che usa male Twitter, al punto da doverne fuggire, è quella che decide, per la facilità dell’atto di comunicare in proprio, saltando il passaggio di chi della comunicazione è veramente esperto. Il risultato è, nel migliore dei casi, una comunicazione imprecisa e poco chiara, che scatena reazioni tali da impegnare una grande quantità di tempo e fatica nel tentativo (spesso vano) di riportare la discussione nei giusti binari. Quello che non serve più è un approccio troppo tradizionale, ovvero tarato su media non più pervasivi. Serve invece una visione completa dei media: il mondo social è ampio ed in continua evoluzione, richiede grande attenzione e dedizione ed una cura particolare dei contenuti comunicativi anche e soprattutto negli ambiti in cui il mezzo richiede estrema sintesi.
  • La Rete vince: Grillo ha costruito il suo successo senza un Euro. Ma de che cari miei????? Grillo è anzi l’esempio di quanto sia importante un’agenzia di comunicazione! Volenti o nolenti, il blog di Beppe è un prodotto editoriale a tutti gli effetti. Plauso a Casaleggio che è riuscito ad interpretare in maniera magnifica lo spirito e le potenzialità del Web 2.0 ed ha costruito, di fatto, uno dei primi e più potenti strumenti virali sul Web in Italia.Questo costa a Beppe Grillo centinaia di migliaia di Euro ogni anno. Ciò significa che Beppe è il male? Non mi sogno neanche di dirlo! Il Movimento 5 Stelle è anzi un esempio da studiare ed interpretare con grande attenzione. Ma la favoletta del “si è creato a costo zero” non ce la vendiamo, per favore.
  • La Rete vince: l’esempio de I Mille. Questo è, a mio parere, un esempio perfettamente calzante. I Mille hanno fatto un lavoro egregio sul Web senza avere una grossa agenzia alle spalle. Vero è che Adinolfi di comunicazione ne mastica e questo ha sicuramente influito, ma di risorse economiche non ne sono mai girate così tante. (A meno che Mario non abbia vinto cifre a 6-7 zeri con il poker online, ma ne dubito!).Spesso, semplicemente, si prendono gli esempi sbagliati. Ce ne sarebbero di buoni, si preferisce andare su quelli trending 😉