Nonostante tutto questo fosse scontato e noto il Vaticano ha deciso di aprire un profilo Twitter del Santo Padre, perché? Non certo perché “Twitter è il mezzo ideale per diffondere i versi della Bibbia”, come è capitato di leggere in questi giorni ma perché oltre Tevere hanno capito il significato profondo dei social network: la comunicazione emotiva.
Non si tratta di veicolare un messaggio, è il mezzo stesso il messaggio (McLuhan lo diceva in tempi non sospetti). Per la comunità dei cattolici la possibilità di “scrivere al Papa, di raggiungerlo, di “parlare” con lui è un dono inaspettato e impensabile sino a qualche settimana fa. L’ultimo sovrano assoluto, il rappresentante di Dio in Terra al quale puoi parlare in maniera percepita come “diretta”. Un regalo inaspettato (e assolutamente apprezzato, come si è visto) anche per chi nei confronti del Pontefice e dell’Istituzione religiosa che rappresenta ha più di qualcosa da ridire.
La scelta di aprire l’account Twitter @pontifex è quindi una potentissima operazione di comunicazione che non si esaurisce nella semplice occupazione di un nuovo media ma inaugura una nuova forma di relazione verso la comunità dei credenti e anche dei non credenti. Il messaggio più potente è proprio questa manifesta voglia, del Vaticano e, per traslazione, del Papa stesso, di “entrare in relazione” con le persone, una a una, andandole a cercare e non aspettandole dietro gli altari.
Fa sorridere, a questo punto, la ritrosia di tanti capitani d’azienda, di leader politici, di amministratori delegati, personaggi più o meno pubblici ad aprirsi alla relazione sui social network perché “i commenti negativi sono un rischio reputazionale”. Il silenzio, l’assenza sono rischiosi, non l’ascolto e il dialogo.
Inoltre, se vogliamo scendere un po’ più sul tecnico, i community managers del Vaticano potranno facilmente comprendere cosa non piaccia della Chiesa Cattolica. Io, modestamente ho fatto un piccolo sondaggio artigianale e sono venuti fuori tre temi: l’opulenza ostentata, l’atteggiamento verso l’omosessualità e il dramma della pedofilia.
E’ poco capire, con facilità e “gratuitamente” quello che pensa della Chiesa la comunità a cui questa si rivolge? Credo sia un valore enorme, un’occasione che il Vaticano si sta apprestando a usare e che, speriamo, saprà sfruttare appieno.
Insomma, Benedetto XVI, da molti considerato un Pontefice con scarse capacità comunicative, soprattutto a paragone con quelle del suo predecessore, Giovanni Paolo II, sta invece impartendo una delle migliori lezioni di “Teoria e tecnica di comunicazione online”. Sarebbe il caso di trarne insegnamento.