Anch’io vorrei essere un influencer

Hanno un loro linguaggio e a volte migliaia di follower. Sono superesperti in qualcosa. E coccolatissimi da tutti i digital pr (e non solo).

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Leader digitali

Chi si occupa di comunicazione, anzi meglio di digital pr, conosce benissimo gli influencer. C’erano anche prima dell’avvento del web, li andavamo a sentire ai convegni. Ma oggi con la forza della rete, basta una loro parola, un loro intervento per modificare l’opinione e a volte addirittura il comportamento d’acquisto di migliaia di persone. Wow!

«Ma non è facile diventare un vero influencer», ci dice Piero Tagliapietra, esperto di semiotica e di digitale e autore diLeader Digitali Dall’analisi dell’influenza online all’influencer management (Franco Angeli). «Prima una specie di definizione: l’influencer è una persona importante sotto qualche aspetto per qualcuno, e per un progetto che si articola in diverse tipologie. Vi sembra una definizione strana e troppo generica? Be’ allora vi confondo ancora un po’: non esiste un solo tipo di influencer. Perché in base al tipo di azienda e in base al progetto di comunicazione, i profili possono essere tanti e diversi.

Facciamo un esempio semplice: per promuovere un nuovo prodotto, potrebbe essere interessante anche solo una persona che ha tantissimi follower (dico “anche solo” ma non pensiate sia così facile costruirsi una rete di seguaci).Se deve influenzare alcune decisioni, invece, un’azienda potrebbe aver bisogno di un influencer diverso, molto credibile. Non importa più, allora, quanti follower hai, ma quanto pesano le tue opinioni, a quali forum partecipi, come interagisci con il tuo pubblico».

Quali sono le doti importanti di un influencer? Per esempio lacompetenza, l’esperienza, la passione, la pazienza, la costanzae la credibilità. Nella gallery fotografica che trovate qui sopra Piero Tagliapietra ci ha segnalato quelli che per lui sono gli influencer italiani e internazionali più interessanti in questo momento, su alcune materie di suo interesse.

Adesso so bene che cosa vi state chiedendo: ma un buon influencer guadagna? «Anche qui la risposta non è univoca, dipende da tanti fattori», precisa Tagliapietra. «Per esempio, se sei all’inizio e devi costruirti una reputazione meglio evitare gli onorari. Se invece sei molto noto, e hai grande credibilità certo che guadagnerai, come guadagna anche chi partecipa da super esperto a un convegno. Difficile però dire quanto: varia in base al tipo di coinvolgimento previsto nel progetto». «Oggi per i digital pr a caccia di influencer esistono strumenti interessanti per identificarli», aggiunge Tagliapietra. «Ci sono siti che monitorano gratuitamente chi parla di cosa.Followerwonk, per esempio, consente di cercare con parole chiave gli utenti di Twitter che trattano un determinato tema e ordina i risultati in base a un certo score.

Anche Klout è un sito interessante per individuare chi ha un buon raggio d’azione e soprattutto aiuta gli influencer a capire quali sono in contenuti che “funzionano”. Attenzione però: prende in considerazione solo chi si iscrive. Ça va sans dire, quindi, che vi conviene farlo al volo, se il vostro obiettivo è quello di diventare influencer.

E, già che ci siete, iscrivetevi anche a Buzzoole: è un vero e proprio motore di ricerca per influencer ed è tutto italiano. L’algoritmo di ricerca è stato messo a punto da una start up partenopea. Per voi l’iscrizione è gratis, per i digital pr invece i servizi sono a pagamento».

Se volete saperne di più su influencer e digital pr, oggi 24 febbraio alle 15 in Expo Gate, Sala Leonardo in via Luca Beltrami, in occasione della Social Media Week di Milano è previsto un workshop dal titolo: Agile PR: come rendere più efficaci le attività di Influencer Management (facendo meno fatica). Relatori: Piero Tagliapietra appunto e Daniele Chieffi, capo ufficio stampa di Eni e direttore di NEO la collana crossmediale edita da Franco Angeli e dedicata all’innovazione digitale (di cui fa parte tra l’altro, anche il libro di Piero Tagliapietra).

FONTEVanityfair.it