Occhio a Google Panda!

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Robin Good, intervenuto al convegno Web Marketing Evolution, ha messo in guardia gli operatori del settore sul rilascio da parte di Google di un nuovo algoritmo volto a penalizzare nei risultati di ricerca i siti di bassa qualità. Come scampare al pericolo? Innanzitutto evitando di riempire i propri siti di contenuti duplicati o pre-confezionati, privilegiando quelli originali.

Si chiama Robin Good ed è un microeditore indipendente presente in rete da dieci anni con il sito Master New Media, che conta quasi 1 milione di visitatori unici al mondo e offre in quattro lingue suggerimenti su come comunicare in modo efficace attraverso i nuovi media.

Al convegno Web Marketing Evolution, tenutosi oggi, 24 marzo, a Milano, Robin Good, nel suo vivace intervento, ha voluto trasmettere ai presenti parte del suo know-how, mettendoli in guardia sul lancio da parte di Google di un nuovo algoritmo, conosciuto come Google Farmer Update, o in modo più colloquiale Google Panda, volto a penalizzare nei risultati di ricerca i siti di bassa qualità, considerati di poco valore per gli utilizzatori.

L’algoritmo, rilasciato negli Stati Uniti lo scorso 24 febbraio, arriverà a breve anche in Italia, dunque è bene che le aziende e gli operatori del settore si preparino a correre ai ripari se non vogliono vedere i loro siti relegati alle ultime posizioni nelle ricerche.

“Google Panda sarà basato su un sistema a punti, come la patente di guida – ha spiegato Robin Good -. Il colosso di Mountain View, contattando direttamente gli utenti, ha infatti identificato una serie di variabili che verranno misurate attraverso un punteggio: se un determinato sito non otterrà un numero sufficiente di punti subirà delle penalizzazioni, a cui si potrà rimediare migliorando gli aspetti ‘incriminati'”.

Quali dunque le caratteristiche che, se rilevate da Google Panda, possono penalizzare un sito internet? Questo l’elenco suggerito da Robin Good:

– largo utilizzo di contenuti duplicati

– bassa percentuale di contenuti originali

– elevato numero di pubblicità non rilevanti specialmente se nella parte alta della pagina

– contenuto non corrispondente alle ricerche per le quali il contenuto viene trovato (“Se vendo ‘carciofi verdi’ e il mio sito viene trovato da chi cerca ‘peperoni rossi’ sognifica che qualcosa non va”, ha ironizzato Robin Good)

– linguaggio artificioso o ‘troppo ottimizzato’

– bounce rate alta (tendenza a cambiare velocemente pagina, ndr.) associata a tempi bassi di pemanenza

– tempi bassi di permanenza

– poca fedeltà

– poco clickthrough

– contenuti pre-confezionati

– pochi o nessun link entrante di qualità

– pochi o nessun link entrante dai social media (“Se un ragazzo è bellissimo ma nessuno si volta a guardarlo siginifica che non tutto quadra”, questo il commento di Robin Good)

Alla luce di tutto questo, per ottimizzare il proprio sito internet è dunque importante: Continua a leggere qui