Il google rank? Inutile

2905

E’ stato lo stesso blog di Google a mettere in discussione la validità del Google rank. Non che abbia scritto che non serve più ma, in sostanza, che è ormai superato. L’algoritmo di Google ha subito una media di 9 modifiche a settimana da quando è nato, diventando un centro di complessità, di cui il rank è solo una parte e neanche la più importante. Un vero e proprio de profundis per questo indice che è diventato la vera bussola per comprendere il “valore” di un sito.
Due considerazioni. La prima è legata alla SEO, sempre più una displina alchemica, che deve riuscire a interpretare un algoritmo che cambia 9 volte a settimana, senza conoscerlo e senza conoscere le modifiche. In più, ora, con un Rank, uno dei pochissimi indici visibili e di “pronta beva”, delegittimato dalla stessa Google.
La seconda è che i parametri che Google propone di seguire con maggiore attenzione, in alternativa al rank, sono tutti legati alle azioni degli utenti sui siti, ovvero alla capacità di questi ultimi di innescare interazione, interesse, coinvolgimento. Un segnale che il Web sta sempre più diventando una comunità sociale digitale, il cui funzionamento si misura sempre più con il grado di coinvolgimento dei membri della community.

Di seguito i “consigli” di Google per sostituire il rank. Per approfondire potete andare sul blog di Davide Pozzi

Se non guardo al PageRank, cosa dovrei monitorare?

Prendi in considerazione metriche legate ai guadagni del tuo sito o del tuo business, piuttosto che focalizzarti sui quelle legate al ranking. Considera metriche che si aggiornano quotidianamente o settimanalmente, piuttosto che numeri (come il PageRank visualizzato sulla barretta) che cambiano solo poche volte l’anno. Ci sono invece 3 parametri importanti, che puoi tracciare utilizzando servizi come Google Analytics o i Webmaster Tools:

1. Tasso di conversione (Conversion rate)

Una conversione avviene quando un visitatore fa ciò che vuoi che faccia sul tuo sito web: può essere un acquisto, l’iscrizione ad una mailing list o il download di un ebook. Il tasso di conversione è la percentuale di visitatori del tuo sito che eseguono una conversione. Questo è un esempio perfetto di un parametro che, a differenza del Pagerank, è direttamente legato ai tuoi obiettivi di business. Quando gli utenti effettuano una conversione fanno qualcosa di misurabile, e ne trai un beneficio, mentre il PageRank non è misurabile con precisione e può salire e scendere senza avere alcun effetto sulla tua attività.

2. Frequenza di rimbalzo (Bounce rate)

Un bounce è quando qualcuno arriva sul tuo sito web e se ne va senza visitare altre pagine (oltre a quella sulla quale è atterrato). Il bounce rate misura la percentuale di questi “rimbalzi”. Un bounce rate alto potrebbe indicare che gli utenti non trovano interessante il tuo sito, perché arrivano, danno un’occhiata e se ne vanno via subito. Studiare il bounce rate sulle pagine del suo sito può aiutare ad individuare i contenuti che performano male e le aree del sito alle quali mettere mano: se ci pensi, non è importante il buon posizionamento del tuo sito se la maggior parte degli utenti “rimbalza via” non appena lo visita… [a tal proposito, c’è chi mette in relazione il bounce rate col Google Panda]

3. Percentuale di click (CTR)

All’interno dei risultati organici della search, il CTR è quanto spesso gli utenti fanno click sul tuo sito rispetto a tutte le volte che il tuo sito viene mostrato nella SERP. Un CTR basso significa che non importa quanto bene è posizionato il tuo sito, gli utenti non ci cliccano sopra. Questo può significare che il tuo sito non soddisfa le loro esigenze, o che qualche altro sito si presenta meglio. Un modo per aumentare il tuo CTR è guardare il title e lo snippet che compaiono nella SERP: sono attraenti? rappresentano accuratamente il contenuto dell’URL? offrono un motivo per cliccarci sopra? Ancora una volta, ricorda che non importa quanto bene è posizionato il tuo sito se gli utenti non ci cliccano sopra.

Concludendo

Con questo post Google sposta l’attenzione da un numero, un voto, un qualcosa di prettamente atto a soddisfare l’ego verso metriche più legate alle performance, all’efficienza, al ritorno economico.

Mi sembra che l’intenzione sia quella di far evolvere quei molti utenti ancora fermi a logiche del tipo “ho un PageRank 5 e faccio un milione di visitatori al mese, quindi sono bravo” verso un qualcosa di simile a “del PageRank non mi importa nulla, perché anche se faccio solamente 1.000 visitatori al mese faccio 100 conversioni e quindi un sacco di soldi”: educare e evangelizzare dunque, spostando il focus dalla lunghezza della barretta verde a quella delle metriche legate al business.