Se gli influencers perdono il treno…

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#epicfail o coraggiosa “apertura” al mondo dei social media? La polemica sull’iniziativa delle Ferrovie dello Stato #meetfs infuria sulla rete e i giudizi di blogger ed esperti di Web, insomma degli influencers sono impietosamente negativi. Durante il panel sugli influenzatori che ho moderato a State of the Net, Marco Zamperini ha alzato il tema. In quell’occasione non ho avuto modo di rispondere e ho lasciato spazio ai relatori del panel ma qui vorrei dare un mio piccolo contributo.

Mi occupo delle online media relations per una grande azienda, la cui reputazione è , usando un eufemismo, in difficoltà tanto quanto quella di Ferrovie e sono anni che mi sgolo, nella mia azienda, nelle lezioni che tengo all’università, nelle consulenze che faccio, nel sostenere che le aziende, tutte, dovrebbero aprirsi al dialogo, coinvolgere, oltre ai giornalisti, i cosiddetti influencers nella loro vita aziendale. Coinvolgerli, ascoltarli anche e soprattutto quando criticano. Nei convegni dove vengo invitato a parlare o anche solo ad ascoltare ci si ritrova un po’ tutti sempre, fra quanti pretendono di “sapere di Web” ed è un continuo lamentarsi sul ritardo culturale delle aziende. Florilegi di aneddotti sulle assurde chiusure dei top manager, sull’insipienza e l’ignoranza dei funzionari, sull’arcaicità delle tecniche di comunicazione.

Poi una grande azienda, con una reputazione davvero devastata, getta il cuore oltre l’ostacolo e che succede? I blog di quegli stessi con i quali ci si scambiano aneddoti tragicomici come figurine, che commentano sconsolati che “siamo indietro”, attaccano a testa bassa, come tori di Pamplona, accusando l’azienda di non capire un beato tubo dei social media, arrivando a ipotizzare che i blogger siano pagati (come se questo non accadesse con una regolarità impressionante da decine di altre aziende).

Non posso che essere profondamente d’accordo con Emanuele Quintarelli, il cui post, segnalatomi da Piero Tagliapietra, trovo lucido e profondamente vero.

E’ secondo me sbagliato, profondamente, attaccare un’azienda che si apre al “popolo della rete” senza evidenti intenti commerciali e di marketing (non siamo quindi di fronte a un nuovo “caso McDonald”) ma per avviare un processo di Online Media relations e di coinvolgimento dei suoi interlocutori sulla Rete. Un’operazione encomiabile, coraggiosa che farei anch’io per la mia azienda se me la lasciassero fare.

L’hashtag è stato usato dai pendolari inferociti e abbandonati? Beh è ed era scontato e non credo che i colleghi della comunicazione di Fs non se l’aspettassero. Non un errore, quindi ma una scelta di apertura per iniziare un dialogo che parte difficile, contrastato e temerario ma che rappresenta una scelta etica nei confronti della Rete.

La domanda è: sarebbe stato meglio se Fs avesse continuato a non comunicare e ad affidarsi ai comunicati stampa ufficiali, fregandosene dei suoi utenti, dei loro mal di pancia e dei personaggi che sulla Rete gli utenti stessi considerano autorevoli e affidabili? Se lo avessero fatto avrebbero fornito un altro po’ di figurine da scambiare ai convegni agli influencers, a chi si reputa esperto del Web.

Questa volta gli influencers hanno davvero perso il treno.