Sono un influencers e ti spiego il mondo

2008

Proseguiamo il dibattito sugli influencer. Esistono, non esistono? hanno potere, non ne hanno. Leggo con interesse il post di Alessandro Vitale che riporto intergralmente in basso (qui il link al post originale) che, a mio parere, dice cose più che condivisibili. Innanzitutto un assunto fondamentale: l’influencer è tale solo se è in grado d’innescare viralità, cioè portare i propri utenti ad attivarsi, a “fare qualcosa”, a utilizzare cioè parte del loro tempo per diffondere o condividere uno o più contenuti. E deve essere in grado di farlo spesso, non una volta per una congiuntura astrale fortunata. Quindi a mare le metriche basate sulla audience, inattendibile, anzi, peggio, inutile.

Secondo poi in teoria tutti possiamo essere influencers, basta che sappiamo costruirci una reputazione, anche in una nicchia di una nicchia, tale da essere ritenuti autorevoli e affidabili. L’influenza, quindi, nulla ha a che fare con l’essere un esperto della Rete, un blogger, questi aspetti sono dettagli e non una condizione necessaria.

In buona sostanza sono d’accordo, tranne che su un aspetto. L’influenza di un personaggio famoso, di un vip, piuttosto che di un giornalista o comunque di qualcuno che gode già di notorietà e reputazione è innegabile, semplicemente perché quello che posta o twitta il personaggio in questione è percepito come “vero” da chi lo segue. A questo riguardo è irrilevante, a mio modo di vedere, che i personaggi approccino i social in modalità unidirezionale o che le communities diventino “fornitori di notizie”, il risultato è sempre che quello che decideranno di riproporre arriverà in Rete “inverato” cioè con un significato e un portato valoriale diverso, più pesante, semplicemente perché sono loro a dirlo e non un altro.

E’ la teoria dell’agenda setting declinata in termini Web eed è la base fondante, a mio modo di vedere, della separazione della classificazione degli influencers. Quelli in grado di orintare scelte, spesso commerciali, e quelli che sono a tutti gli effetti percepiti come hub informativi, come media e giocano, sul web, il ruolo dei Gatekeeper, dei selezionatori di notizie.

Questo ruolo, questo aspetto della teoria dell’influenza è a mio modo centrale nel dibattito, perché aiuta a comprendere le dinamiche dei flussi informativi e i ruoli che si vanno ormai ben delineando nella geografia del Web.

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Social network influencer? Etciù! Etciùù! Etciùùù!

Quando si parla di social network, è ricorrente sentire alcuni termini che identificano inequivocabilmente alcune figure, ma attenzione a non confonderle con altro!

L’errore più ricorrente è quello di immaginare l’influencer un esperto di web, social media strategy e quant’altro. Nulla di più errato!

Stiamo parlando di persone che possono avere una certa popolarità ma anche qui… c’è da aprire una parentesi che chiarirò nel corso di questo post; ma ora torniamo all’influencer.

Chi può essere questa figura?

In teoria chiunque e in pratica nessuno nello specifico; può essere un amico che fa un lavoro totalmente diverso ma si occupa di un determinato settore e coinvolge, nei suoi network, amici, fan, followers, gruppi di discussione ecc.. Non è detto quindi sia o debba essere per forza un addetto ai lavori, un esperto di SMM o identificato/confuso come un blogger.

Per carità, anche loro avevano ed hanno la loro popolarità, la loro influenza e il loro modo di trattare determinati argomenti… ma si tratta di altro.

Cosa succede in realtà?

Che il “peso” di alcuni personaggi intesi come “influencers” vengono misurati in numero di fan che hanno sulle loro pagine in Facebook, dal numero di “amici” (contatti o connessioni), quanti followers hanno in Twitter, quanti in Pinterest, in Google Plus, in LinkedIn… Instangram e via di questo passo, è da verificare, ma sarà poi vero che quelle persone sono realmente degli influencers?

La matematica e la logica dicono che: non è detto! Vediamo praticamente il perché.

Se in Pinterest per settimane mi dedico a fare “follow” compulsivo e indiscriminato e arrivo a seguire 34.000 persone, è facile che tanti mi ricambino il follow, lo stesso in Instangram, Twitter… ecco che la “bolla” relativa al numero di follow si sgonfia rapidamente con metodi “banali”, ma possono esserci anche metodi a pagamento ma sempre “fuorvianti” e poco corretti se non si spiegano “tutte” le sfaccettature che l’argomento può generare. Gli utenti dei social, cosa sanno?

Il “grafico” chiarisce il concetto; l’influencer REALE è quella persona che, a prescindere dal tipo di social network utilizzato, riesce a generare (innescare) una serie di azioni previste nelle piattaforme; condivisione/sharing, re-twitt, +1, ping e così via. Quante volte vi è capitato che “mister X” in Twitter ha pubblicato un #hashtag ed ha generato una scia di altri twitt con lo stesso hashtag, molti Re-Twitt ecc? Non è detto che ci riesca una seconda volta!!!

Quello è un dato reale e guardando bene il profilo di quella persona, si noterà che si tratta di un utente con un discreto numero di followers, nulla di anormale e non un utente con 16.000 e più utenti; che significa? Che le relazioni che lui stringe, in piena era 2.0 sociale, è nel rispetto delle prerogative di base dell’utilizzo dei social network: comunicare, interagire, dialogare con tutto il network. Una cosa è interagire con 2.000 followers, tutt’altro è dire che seguo e interagisco con 10.000 e più users, non vi pare?

Cosa succede per quegli users che hanno tanti followers?

Ad analizzare la qualità dei twitt, dello scambio reale tra utenti di alcuni network… si nota una “marea” di twitt con altrettanti hashtag e link, hashtag e link, hashtag e link… in Pinterest: ping su ping, ping su ping, condivisioni su condivisioni e pubblica oggi, pubblica domani, vuoi che nella rete non ci scappi il “mi piace” sulla foto, il re-twitt sull’argomento che interessa? Il Followers distratto di passaggio?

Per questo, VIP e i GIORNALISTI non sono influencers ma spammers di link; pubblicano in “mono direzione” come hanno sempre fatto con i loro articoli stampati; il commento, l’interazione e la critica… non era possibile ma si dichiarano allineati al “web 2.0″, moderni… perché hanno un account Twitter; non vi sembra un tanto azzardato?

Allora che ci fanno in Twitter, Facebook e Google Plus?

Spam, aiutati dagli utenti che condividono quello che loro pubblicano, per l’ipotetica popolarità digitale “immaginaria” determinata dal numero di followers che hanno… anche questo lo andremo ad analizzare e chiarire.

E’ quindi colpa di quanti condividono senza controllare o leggere nemmeno quello che scrivono, spesso c’è da “interpretare” se strumentalmente nella speranza di sharing nei social network che gli utenti fanno nelle loro bacheche e non solo, non dimentichiamoci che le testate online vivono di pubblicità, di banner e quindi, più utenti condividono, più è facile giustificare i costi agli inserzionisti.

In pratica… gli utenti internet, lavorano GRATIS per loro e ripagano con notizie che per la maggior parte, sono da verificare, rettificare, smentire ecc… è assurdo? No… è la realtà dei fatti!

falso-influencer-spammer conversazione twitter
A sinistra: spammer con più di 15000 followers ritenuto influencer – A destra: il mio profilo pubblico con poco più di 2000 followers

Quella è strategia a QUANTITA’ e non di QUALITA’, non che i miei twitt siano tutti di qualità anzi… nel parallelo (vedi immagini sopra) però, è evidente che interagisco mentre, l’account di quel “dinosauro” non è altro che un “bombardamento” operato nelle vostre Time Line di quanti seguono quell’utente.

Se poi dobbiamo definire il “professionista fuffologo” o spammer di turno, guardate quanto interagisce su Twitter, la sua bacheca Facebook, quanto condivide in Pinterest (noterete che i link alle immagini sono gli stessi degli articoli che pubblica in tutti i social) e allora vi farete una idea di chi “influenza” realmente da chi fa altro. Solitamente viene definito, sharing spam, twitt spam, ping spam ecc… e quindi; non è quanti followers hai ma quanto interagisci nel tuo network e questo vale per tutti i social network altrimenti non si chiamerebbero “SOCIAL” ma sharing links, ne esistono tanti… Delicious per citarne uno.

  • L’influencer è per forza un esperto?
    No!
  • L’influencer deve avere tanti followers, amici, connessioni?
    Non per forza
  • L’influencer è chi utilizza tanto i social?
    No!
  • L’influencer è quel blogger che traduce articoli da altri blog in continuazione e li condivide nei social?
    No!
  • L’influencer è quella figura che risponde sempre la dove si sono delle grosse discussioni?
    No!
  • L’influencer è quella persona che è tutto il giorno in Twitter, Facebook e in altri social?
    Potrebbe essere il suo lavoro, Si e No.
  • L’influencer è una persona che può avere più interessi e non per forza commerciali?
    Si, solitamente lavora sulla soddisfazione e dai feedback positivi che diffonde nel suo network.
  • L’influencer può essere chiunque?
    In teoria si, dipende dalle passioni che può avere, ad esempio… la fotografia, la cucina…
  • L’influencer guadagna da quello che fa?
    Non è detto, potrebbe farlo anche solo per passione.

Concludendo… diffiderei da chi ha conversazioni banali nella sua bacheca, in Twitter, ha una azione compulsiva in Pinterest quanto in Instangram, un numero di connessioni elevato/elevatissimo.

Siamo il più delle volte “vittime” di un sistema di furbi che non permette ad altri di valorizzare quello che è l’opportunità data dal web e dai social network. Più che il re-twitt o la condivisione o il mi piace, +1… cominciamo a non fare nessuna di queste azioni pretendendo che se non interagisci, mi sei di peso con link e cose che non mi interessano, il de-follow è una azione possibile come rimuovere dalle amicizie ecc…

La bacheca di Facebook, la Time Line di Twitter, tutti gli altri social in cui siete iscritti, sono spazi di condivisione e di interesse delle persone, spesso esprimono la personalità, le passioni, il contatto con familiari lontani… se “mischiati” con tanta inutilità, perdono il loro valore, spersonalizzano l’user e non fanno altro che “sostenere” il gioco di “questi” dinosauri dell’adverising massivo che differisce da quello digitale che, è bene ricordarlo, è basato sul “reciproco” rispetto dell’altrui spazio.

Link e forzature di TAG e altro, sono VIOLAZIONI.