Come ti querelo il blogger

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Tu, blogger o piccolo sito d’informazione online che osi indagare, criticare, approfondire, cercare la verità, insomma che hai la pretesa di fare informazione indipendente, sappi che io, politico, potente imprenditore o grande azienda, ti querelerò. Ti chiederò centinaia di migliaia di euro, magari un milioncino. Se poi quello che hai scritto è incofutabilmente vero, se in realtà non hai offeso nessuno e se ne accorgerebbe anche un bambino, fa niente, lo stabiliràil tribunale, magari fra tre o quattro anni. Nel frattempo a me le spese legali non peseranno certo, a te ti faranno chiudere il sito, ipotecare la casa e la tua salute psico fisica.

Non è un copione romanzato, è quello che succede sempre più spesso contro blog e voci libere dell’informazione in Italia. Una querela e ti tappo la bocca e tanti saluti alla libertà di stampa. Da una parte la forza del potere economico, dall’altra la debolezza dei piccoli editori e dei blogger e in mezzo la querela e la richiesta danni utilizzati come clava per colpire chi scrive. Un fenomeno tutto italiano che sta crescendo a vista d’occhio e del quale abbiamo aprlato a Firenza, durante Dig.it, nel panel “Giornalismo sotto pressione” che ho moderato.

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Ovviamente tutelare e tutelarsi dalla diffamazione, quella vera è e deve rimanere un diritto ma il problema dell’uso della pressione “giudiziaria” nei confronti di voci libere e indipendenti è ormai diventato quasi uno sport. D’altronde chi querela, a cnhe a fronte della manifesta insussistenza di qualsiasi tipo di scorrettezza, non rischia nulla. L’unico che rischia, sempre, è il blogger o il sito che, bene che va, si trova a dover affrontare anni di lite giudiziaria e costi di tutela legale, se va male i danni rischia di doverli pagare sul serio.

Il vulnus alla libertà di espressione e al diritto di critica sono evidenti. Blog, piccoli siti o si arrendono e concallano i contenuti incriminati oppure, più semplicemente si autocensurano. Sia come sia non è certo un toccasana per il giornalismo e la democrazia italici.

Se n’era occupato anche Alessandro Gilioli sul suo Piovono rane. Scriveva Alessandro: “Per tornare sulla vicenda dei politici che si rivolgono ai tribunali per rendere più timida la mano di giornalisti e blogger, quando questi si avvicinano alla tastiera: il senatore e avvocato del Pdl Franco Mugnai, ex Msi, ha querelato Massimo Malerba (il Post Viola) per questo articolo, che ripubblico qui integralmente:

«C’è riuscito Franco Mugnai (Pdl) ad evitare che quella norma a suo avviso “iniqua”, che prevedeva il dimezzamento dello stipendio per i parlamentari con doppia attività, entrasse nella Manovra. Certo ha dovuto sudare, ha dovuto lavorare un’intera settimana andando avanti e indietro per le stanze del Palazzo a raccogliere firme tra i senatori di entrambi gli schieramenti sostenendo sempre la stessa tesi: “Giù le mani dalle nostre indennità”. Un’attività frenetica che gli ha tolto il sonno ma che la fine ha pagato. Il provvedimento non è passato, seppure fosse stato già approvato dalla commissione Bilancio. Al contrario dell’aumento dell’Iva (385 euro in più all’anno a famiglia), della cancellazione dell’articolo 18 e dell’aumento dell’età pensionabile che invece i senatori hanno approvato prontamente perché è necessario stringere la cinghia. E’ necessario per noi ma non per loro, chiaramente. Adesso possono stare tranquilli i deputati e i senatori con doppia attività (tra cui l’avvocato Mugnai): non dovranno più dimezzarsi lo stipendio parlamentare. E sennò che Casta sarebbe. Tanto chi se ne accorge».

La polizia postale ha consegnato a Massimo la copia verbale di identificazione di persona sottoposta ad indagini e contestuale elezione del domicilio e nomina del difensore. Massimo è ora indagato per diffamazione presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Grosseto”.

Basta vedere i 32 commenti nidificati sotto il post di Gilioli per capire che il problema è tutt’altro che di second’ordine per la libertà e il giornalismo online.

Chi ne ha fatto una vera battaglia è Alberto Spampinato, fra gli ospiti del panel, con il suo sito Ossigeno all’informazione.

E’ forse ora di smettere di tacere su questo tema e iniziare a parlarne, con forza. Non si sta discutendo della levata di testa di qualche politico un po’ nervoso ma di un problema che investe la libertà d’espressione, la democrazia e lo spirito del Web, quello che lo dovrebbe connotare come un luogo libero e scevro di censure.

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